L’energia del Taj Mahal

L’avevo sempre osservato in foto e pensavo che sarebbe stato un sogno poterlo vedere e sentire (perchè ogni luogo porta un’emozione) dal vivo… Non avrei immaginato che potesse accadere così!

Faccio un passo indietro. 

Il mio viaggio in India è stato possibile perché l’ho combinato con l’altro “lavoro” che ogni tanto ritorna nella mia vita, cioè l’orienteering. Ho lavorato nel mondo dell’organizzazione degli eventi internazionali di orienteering per 10 anni e ora, a volte, alcune persone mi invitano a sviluppare questo sport in nuove nazioni. Così è stato anche questa volta. Dev Balhara, un giovane sportivo indiano, ha contattato me e il mio collega svedese Jaroslav Kacmarcik per introdurre la disciplina a partire dalle Università. 

Perciò devo a Dev tutta la mia gratitudine, per avermi invitato e per aver organizzato un soggiorno memorabile. 

Dev infatti ha preparato tutto il necessario per tre giorni di seminario a Jaipur, ma ha anche pensato a permetterci di visitare alcune bellezze della sua nazione. Il giorno dopo il nostro arrivo, ho potuto visitare il Taj Mahal, questo monumento dalla meravigliosa perfezione artistica e architettonica della cultura islamica. 

Il mausoleo si trova nella città di Agra, dove proprio in quei giorni tra l’altro si teneva il G20, ed è stato costruito nel 1632 dall’imperatore moghul Shan Jahan in memoria dell’amatissima moglie prediletta (ne aveva anche altre), ed è patrimonio dell’UNESCO e anche uno delle nuove sette meraviglie del mondo. (Qui mi si è aperto un mondo, se volete approfondire: le sette meraviglie classiche: https://it.wikipedia.org/wiki/Sette_meraviglie_del_mondo, e le nuove sette meraviglie: https://it.wikipedia.org/wiki/Nuove_sette_meraviglie_del_mondo)

Ci sono tantissime cose che potete scoprire da soli sul mausoleo (https://it.wikipedia.org/wiki/Taj_Mahal) che anch’io ho letto prima di entrarci, per arrivare preparata. C’è un lungo viale d’ingresso che in quei giorni stavano pulendo, ridipingendo, e piantumando con nuove piante, dove ogni tot di metri c’è il cartello “non sputare” – e la multa annessa, ci sono tantissimi bambini che si avvicinano e fanno acrobazie circensi a corpo libero o con un cerchio di metallo molto piccolo. Sono insistenti e camminano al tuo fianco mostrando tutte le loro acrobazie. Scalzi, sporchi, e che ti chiedono centinaia di volte “Ma’am, please some coins”. Faccio fatica a tirare dritto restando indifferente e mi chiedo che razza di vita facciano…  

All’entrata un cartello invita a non badare alle scimmie, nel senso di non stabilire un contatto visivo, non avvicinarsi, non fare foto e non dare assolutamente niente. 

E poi si entra, da sud, ammirando il suo bianco splendente prima attraverso la porta e poi in tutta la sua magnificenza, un bianco incredibile, elegante, circondato dal verde dei giardini e dall’azzurro del cielo, e quando lo vedi davvero resti senza parole e comprendi perchè è una delle sette meraviglie del mondo. 

Ci sono un sacco di turisti, la maggior parte indiani (o almeno a me sembrano indiani), per cui fare delle foto senza persone è impossibile – come d’altronde quasi ovunque in India. 

Ci sono pappagallini verdi che volano e cinguettano, ci sono tantissimi scoiattoli in tutti gli alberi del giardino che è stato costruito per assomigliare all’idea del Paradiso islamico, rigoglioso e pieno d’acqua. 

Man mano che mi avvicinavo vedevo sempre più dettagli e perfezione, dalle pietre preziose incastonate, alla calligrafia araba che ricopre le colonne, alla geometria perfetta della costruzione che però, alla fine, non è perfettamente perfetta: l’intera struttura era stata pensata per la moglie, e quindi una sola persona. Alla morte dell’imperatore, anche lui fu sepolto lì, a fianco dell’amata, rendendo così la struttura non più perfettamente geometrica.  

Ma, quanto più mi avvicinavo, tanto più sentivo la netta sensazione di una crepa nel cuore. Proprio così, non avrei altre parole per descriverla. 

Da una parte l’estasi per gli occhi e dall’altra uno squarcio interiore. 

Avete mai provato ad ascoltare le sensazioni che arrivano dai luoghi in cui siete? Credo sia molto facile capire se in un posto si sta bene o si sta male, se crea disagio o ci rilassa. Sono sicura che abbiate già percepito la differenza tra l’entrare in un centro commerciale, oppure nello stare in mezzo ad un bosco, oppure in un cimitero, o in riva al mare. Ecco, ogni luogo ha una sua energia. Al Taj Mahal io ero divisa. E l’energia del posto solitamente è un insieme di tutte le energie della natura e delle persone che lì sono state. Qui, per me, c’era qualcosa di profondamente doloroso, qualcuno che ha sofferto in modo potente. 

Non so se fosse la sofferenza dell’imperatore. Una leggenda narra che in seguito alla fine dei lavori, affinchè nessuno potesse mai più replicare nel mondo tale bellezza architettonica, l’imperatore fece mozzare le mani di tutti gli artigiani che presero parte alla costruzione. Attualmente la leggenda non è confermata ma è data per certa dagli indiani. Forse anche questa sofferenza si somma. Chi lo sa. 

Resta comunque un luogo incredibile e sono grata per averlo potuto visitare. 

Vi invito a riflettere sull’energia dei luoghi che frequentate. Fatemi sapere se scoprite qualcosa di nuovo!